Triangle of Sadness

Il nuovo straordinario film di Östlund premiato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes è una cinica e brillante commedia il cui intento è mettere alla berlina la nostra società e la sua divisione gerarchica.
Triangle of Sadness
Data:
19/11/2022; 20/11/2022
Orario:
21:00
Rassegna:
Prima visione
Regia:

Ruben Östlund

Anno:
2022
Origine:

Svezia

Durata:
149'

I modelli Carl e Yaya, dopo aver discusso di denaro una sera al ristorante, vengono invitati ad una crociera di lusso, tra milionari soli e anziani di varie provenienze e gentili fabbricanti d'armi. Ma la sera della cena col capitano una terribile mareggiata getta ospiti e equipaggio nel caos più totale, e i due bellissimi si ritrovano spiaggiati su un'isola, senza essere in grado di procurarsi aiuto né cibo.

Cast e Credits

con Woody Harrelson, Harris Dickinson, Charlbi Dean Kriek, Zlatko Buric, Iris Berben

Costo

7€; ridotto 5.50€

Biglietti online

Informazioni aggiuntive

Orari di programmazione:

sabato 19 novembre ore 21; 
domenica 20 novembre ore 18

Critica

La sequenza iniziale del film, con la sfilata di modelli uomini interrogati sui loro diritti calpestati (guadagnano un terzo delle colleghe femmine) inaugura subito un gioco di ribaltamenti che continuerà con l'imposizione da parte della miliardaria russa di un bagno in mare a tutto l'equipaggio della nave e approderà definitivamente in superficie con l'episodio finale sull'isola e la presa del potere da parte di chi, nel mondo pre naufragio, era ultima fra gli ultimi.

Ma ciò che rende speciale questo approccio è l'aggiunta dell'umorismo: il fatto che, in quel prologo da antologia, ci sia l'inquadratura del cane, e che il pomeriggio "libero" dell'equipaggio preveda la discesa sullo scivolo, e che sull'isola appaia il sottomarino dell'amore. Si ride moltissimo, infatti, in Triangle of Sadness, mentre va in scena, in maniera spettacolarmente orribile, la fine della civiltà occidentale. E si ride senza dimenticare che lo si sta facendo a partire da una questione seria (come dimostrano le sue conseguenze drammatizzate), perché è a questo scomodo miscuglio che il regista mira.

Recensione di Marianna Cappi