Strade perdute

David Lynch
Stati Uniti d'America
Orari di programmazione:
lunedì 16 gennaio ore 21
mercoledì 18 gennaio ore 21
Los Angeles. Il sassofonista Fred Madison è perseguito dall'invio di una serie di videocassette che riprendono la sua vita da vari punti di vista. Sposato con Renée, partecipa con lei a un party dove viene avvicinato da un misterioso uomo che si prende gioco di lui e lo terrorizza. Il giorno dopo, Fred riceva una VHS in cui si vede il corpo di Renée massacrato. Arrestato per omicidio, in prigione soffre di lancinanti emicranie e una mattina, in cella, al posto suo si risveglia un altro uomo, Pete, giovane meccanico che viene immediatamente rilasciato. Al soldo della malavita, Pete diventa l'amante della ragazza del boss, Alice, straordinariamente somigliante alla moglie di Fred. La donna coinvolge Pete in un colpo ai danni di un regista di film porno: tutto però va storto e l'uomo entrerà in un regno di follia e mistero...
con Bill Pullman, Patricia Arquette, Balthazar Getty, Robert Blake, Robert Loggia
7€; 5.50 € ridotto
Versione originale con sottotitoli in italiano.
Versione restaurata dalla Cineteca di Bologna.
A metà anni Novanta, attraverso il lavoro iniziato con la serie Twin Peaks, David Lynch abbraccia il mondo dell'inconscio e abbandona la superficie razionale che ancora caratterizzava il noir di Velluto blu e il road movie di Cuore selvaggio. Con Strade perdute, i suoi film entrano in un territorio che sta oltre il reale, irreale e insieme surreale, che poco alla volta erode le certezze dei personaggi e dello stesso spettatore, entrambi confusi (e minacciati e terrorizzati) da atmosfere oniriche incerte e inspiegabili.
Subito rinnegato dal successivo Una storia vera (che con la sua precisione e la sua nettezza diventa però il contraltare del mondo di Lynch, l'altro versante della medaglia), ma poi esaltato dai capolavori Mulholland Drive e INLAND EMPIRE, lo stile del regista americano, fatto di immagini curatissime e lucide, di atmosfere metalliche e iper-illuminate o scurissime, oltre il genere noir e le implicazioni hitchockiane (a cominciare dalla presenza di personaggi femminili doppi, di femme fatale bione e brune) distrugge le convenzioni del cinema di genere e dà forma visiva all'invisibile realtà dell'immaginazione.
Recensione di Roberto Manassero