Notte fantasma

Fulvio Risuleo
Italia
Tarek, diciassettenne di padre egiziano e madre indonesiana, si sta recando ad una festa e procura (controvoglia) quel po' di erba che gli amici gli hanno chiesto di comprare. Ma un poliziotto in borghese intercetta il momento dell'acquisto e costringe Tarek a salire in macchina con lui. Da quel momento ha inizio una notte agitata in giro per Roma, con il ragazzo che cerca di capire le reali intenzioni di quel poliziotto manesco e tormentato. Lo stesso Tarek dovrà confrontarsi con la sua inadeguatezza e la sua passività rispetto alle cose del mondo, improponibili in un presente predatorio e indifferente.
con Edoardo Pesce, Yothin Clavenzani
7€; ridotto 5.50€
Mercoledì 23 alle ore 21 sarà presente il regista Fulvio Risuleo.
Serata organizzata in collaborazione con F.I.C.E. Emilia-Romagna
in italiano
Orari di programmazione:
sabato 19 novembre ore 19;
domenica 20 novembre ore 16.30 e 20.30;
mercoledì 23 novembre ore 21
Alla sua terza regia di lungometraggio dopo Guarda in alto e Il colpo del cane, Fulvio Risuleo si cimenta con una sorta di road movie allucinato e straniante che riesce a raccontare molte cose contemporaneamente, senza fare proclami e innalzare manifesti ideologici: l'immigrazione, la desolazione urbana, la perdita di direzione e di senso di figure maschili in qualche modo sotto scacco, e la definizione stessa di virilità contemporanea.
Non c'è bisogno di spulciare la biografia di Risuleo per capire che è un fumettista e che ha un background nelle arti visive, perché ogni inquadratura potrebbe appartenere ad una graphic novel. Tuttavia Notte fantasma è senz'altro cinema, e richiama alla mente un paragone alto, quello con Il sorpasso, per la dinamica di coppia fra il poliziotto narcisista e prepotente e il ragazzo schivo e remoto che si spostano alla cieca attraverso la Capitale: ma questa è la Roma (e l'Italia) del 2022, non quella degli anni del boom economico e dell'ottimismo programmatico. E la conclusione della storia non potrebbe essere la stessa.
Recensione di Paola Casella