L'uomo che verrà

Giorgio Diritti
Italia
In occasione del Giorno della memoria proponiamo un titolo importante: L'uomo che verrà di Giorgio Diritti. Il film narra gli eventi che precedono la famosa strage di Marzabotto dal punto di vista di una bambina. Corre l’anno 1943 e sul freddo Appennino emiliano, alle pendici del Monte Sole, vive la giovane Martina insieme ai genitori, dei poveri contadini che faticano a sopravvivere. La piccola ha otto anni e non parla dalla morte del fratellino, avvenuta anni prima. Nel frattempo, Lena, la mamma di Martina, rimane di nuovo incinta: la bambina segue con particolare interesse i nove mesi di gravidanza, attendendo con speranza la nascita del nuovo fratello….
con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni
5€; 3€ per over 65
Proiezione organizzata in occasione del Giorno della Memoria.
Visione consigliata a partire dai 16 anni.
Quella di Monte Sole (BO) è la più grave delle stragi fatte dalle truppe tedesche dopo l'8 settembre 1943: 771 civili (216 bambini) massacrati dalle SS tra il 22 settembre e il 5 ottobre del 1944 per aver aiutato i partigiani della Brigata Stella Rossa. Al centro del 2° film - prodotto e diretto dal bolognese Diritti dopo Il vento fa il suo giro - c'è la bambina Martina che fa da filtro alla vicenda storica. Da quando le è morto in braccio un fratellino, ha smesso di parlare. Tiene un diario. Nel dicembre 1943, la sua mamma rimane ancora incinta: quando il fratellino nasce in settembre, Martina s'impegna a salvarlo: è lui l'uomo che verrà. È un'altra storia di una comunità montana, ma in tempi tragici. L'assillo del realismo spinge Diritti a far parlare le 2 attrici professioniste e gli altri interpreti nel dialetto bolognese di allora.
Un film sulla Resistenza così non si era mai visto: senza eroi né eroismi, senza una divisione netta tra "buoni" e "cattivi", con un impianto antropologico che diventa epico: la guerra raccontata dal basso, dalle sue vittime. Non mancano gli spunti fantastici, un'ombra di fiabesco in una favola tragica. Il puntiglio di verità retrospettiva permea la mobilissima fotografia di Roberto Cimatti e i costumi "invisibili" di Lia Francesca Morandini. Come in Olmi, il senso del sacro è profondamente legato alla cultura contadina e al rapporto con la Natura, ma con una netta dimensione femminile.
Recensione - ilMorandini