Las Leonas

Isabel Achaval, Chiara Bondì
Italia
Direttamente dalla 79° Mostra del Cinema di Venezia...
Nel campo di calcio Vis Aurelia, a Roma, si disputa, a parecchia distanza dall'attenzione dei tornei maggiori, un campionato amatoriale di calcio femminile a otto. Le giocatrici che militano nelle sei formazioni in gara provengono da ogni parte del mondo. In prevalenza sono sudamericane - e per questo l'evento sportivo viene seguito con passione dalla web radio Vox Mundi (con conduttrici di lingua spagnola, che le chiamano "mujeres luchadoras", donne che lottano) - ma arrivano anche da Capoverde, Cina, Marocco, Moldavia. L'obiettivo delle documentariste Isabel Achával e Chiara Bondì si concentra su sette di loro, inoltrandosi con successo e discrezione nelle loro origini familiari, in ascolto di aspirazioni e rinunce.
3.50€ prezzo unico (nell'ambito dell'iniziativa "Cinema In Festa")
Saranno presenti le registe Isabel Achaval, Chiara Bondì
Se il doc di Domiziana De Fulvio, Sisterhood, raccontava la storia di alcune donne a Beirut, a Roma e a New York, accomunate dalla passione per la pallacanestro, uno sport considerato solo per uomini. Le sista (in gergo, nella cultura nera, significa sorella) di questo film, o meglio Las Leonas (in spagnolo: leonesse, perché la maggior parte di loro sono sudamericane) sono accomunate dal calcio, ancora di più considerato qualcosa legato esclusivamente all’universo maschile.
Prodotto da Nanni Moretti (Sacher Film) e presentato alle Giornate degli autori Notti veneziane, in anteprima dall’8 settembre a Roma, Milano e Torino e dal 15 settembre al cinema distribuito da Academy Two il film diretto da Isabel Achàval e Chiara Bondì racconta la storia di queste “leonesse” del calcio e della vita, emigrate in Italia che si ritrovano a giocare insieme sul campo di calcio Vis Aurelia a Roma.
Melisa che in Perù ha dovuto lasciare i suoi due figli, la peruviana Bea arrivata in Italia con il sogno di diventare “come Maradona”, l’ecuadoriana Elvira con una dura storia familiare alle spalle, ma anche Siham, Vania e Ana sono tutte calciatrici latinoamericane, nonché capoverdiane, marocchine, moldave, cinesi, italiane. Badanti, domestiche, tate che vengono riprese nelle case dove lavorano, nel corso della loro vita familiare e durante il campionato di calcio, quando il campo diventa un luogo di aggregazione e un momento di libertà e di riscatto sociale.
Malgrado le difficoltà (spesso il loro dolore emerge durante le interviste dietro gli sguardi fieri o gli occhi ridenti e affiora nei momenti di pausa e di silenzio, come dice una di loro: “sono come un pagliaccio, rido per non piangere”), queste donne affrontano la vita con ottimismo e con coraggio e continuano a sognare correndo dietro una palla sul campo e cercando di dimenticare la fatica di ogni giorno e la solitudine di vivere in un paese straniero lontano dai propri familiari.
Recensione di Giulia Lucchini - Cinematografo.it