La memoria del mondo

Mirko Locatelli
Italia
Adrien, studioso d’arte e biografo dell’artista Ernst Bollinger, si ritrova coinvolto nella storia di cui è autore, coprotagonista del capitolo conclusivo della vita artistica del grande Maestro. Immersi nell’atmosfera rarefatta di una laguna invernale, i due uomini, accompagnati da un giovane barcaiolo, condivideranno l’esperienza di un pellegrinaggio laico alla ricerca di una donna scomparsa, ritrovandosi ad esplorare territori interiori inaspettati e a riconoscersi figli di una memoria comune. Ritroviamo con piacere Mirko Locatelli di cui abbiamo presentato in passato Il primo giorno d’inverno, I corpi estranei e Isabelle.
con Fabrizio Falco, Maurizio Soldà, Fabrizio Calfapietra
8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori)
La scena d'apertura dell'ultimo film di Mirko Locatelli (presentato in anteprima allo scorso Torino Film Festival) è già una dichiarazione d'intenti: campo lunghissimo di un paesaggio palustre, sulle note di una colonna sonora evocativa due personaggi inizialmente indistinguibili si avvicinano lentamente fino a farsi riconoscere. Il Maestro Ernst Bollinger riprende con la camera a mano l'ambiente circostante, mentre sua moglie Helena cammina accanto a lui, ma non la rivedremo più, non così nitidamente, per tutto il resto del film.
È la storia di una sparizione enigmatica e immotivata, che ha come archetipo L'avventura di Antonioni e in cui la ricerca della persona scomparsa finisce presto per passare in secondo piano, rivelandosi un pretesto narrativo per un'indagine spirituale. Immerse in un'atmosfera rarefatta, le solitudini dei protagonisti si incontrano e si legano agli elementi della natura (l'acqua del lago o di una sauna, il fuoco, la terra, il fango), come sospinte dal desiderio inconscio di rimanere invischiate nella palude.
Tutto è sospeso, avvolto dalla nebbia della memoria, e i personaggi vagano come alla ricerca di fantasmi. Citando le parole del regista, "gli ambienti sono evocativi di un tempo perduto, luoghi dimenticati dall'uomo come simboli di un'antica civiltà, appannati, scoloriti: ogni luogo è un'idea di luogo, ogni stanza un'idea di stanza". In quest'ottica riveste un ruolo fondamentale la fotografia, che rappresenta il vero pregio del film, riuscendo a restituire lo smarrimento dei protagonisti sia nelle riprese ampie e strette dei luoghi naturali sia attraverso un accurato gioco di riflessione (su uno specchio o su una tenda) e dissolvenza (tra i vapori di una doccia) delle immagini e delle loro ombre.
Recensione di Simone Granata