IL SEME DEL FICO SACRO

Mohammad Rasoulof
Iran
Orari di programmazione:
sabato 15 marzo ore 20.45
domenica 16 marzo ore 15 e 18
Amin ha finalmente ottenuto, dopo due decenni di lavoro, la promozione che attendeva: è ora addetto agli interrogatori e spetta a lui rinviare dinanzi al giudice gli accusati per una condanna che poi sarà certa. Ha una moglie devota e due figlie che studiano. La maggiore ha un'amica che viene gravemente sfigurata durante una manifestazione. Come aiutarla senza farlo sapere al capo famiglia? Per di più l'arma che è stata consegnata ad Amin al momento della promozione scompare da casa e lui rischia il carcere se non la si trova...
con Soheila Golestani, Missagh Zareh, Mahsa Rostami, Setareh Malek, Niousha Akhshi
8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori). Riduzioni valide dal lunedì al venerdì.
[...]. Rasoulof realizza indubbiamente un film militante che fa del cinema un megafono per dare voce a coloro che la vedono soffocare nel sangue come accadeva nella seconda metà del secolo scorso, ad esempio dal cinema di Costa Gavras celebrato proprio a Cannes, ma fa molto di più.
Sin dalla prima inquadratura, in cui in dettaglio vediamo consegnare una pistola e delle pallottole, ci troviamo inseriti in una condizione di pericolo imminente che pervaderà con diverse valenze tutto il film. Perché di lì a breve quella realtà, quelle persone che Amin è chiamato a giudicare appellandosi a una legge divina che ritiene di poter interpretare ed applicare con rigore, inizieranno a sua insaputa ad entrare nella sua vita.
Le tre figure femminili al centro della narrazione, la madre e le due figlie, rappresentano, con i tratti della più assoluta verosimiglianza, le dinamiche che intercorrono tra generazioni. La madre, figlia di un uomo poco raccomandabile, ha trovato nel marito e nel rispetto dell'ordine un suo status che ora vede messo in discussione dalle figlie (in particolare da quella maggiore).
Ma questo è solo l'inizio perché questo è un film in cui i nascondimenti fanno parte della necessità.
Recensione di Giancarlo Zappoli