Il frutto della tarda estate

Una serie di relazioni si instaurano durante la raccolta dei fichi: un ritratto generazionale di giovani donne (e, appena un passo indietro, giovani uomini). Uno sguardo perspicace sulla natura umana, tutto declinato al femminile.
Il frutto della tarda estate
Data:
12/04/2023
Orario:
21:00
Rassegna:
Prima visione
Regia:

Erige Sehiri

Anno:
2022
Origine:

Tunisia, Francia, Germania, Svizzera, Qatar

Durata:
90'

Alla fine dell’estate, in un frutteto nel Nord-Ovest della Tunisia un gruppo di ragazze e donne lavora per raccogliere i fichi. Sotto lo sguardo di lavoratori e uomini più anziani, le ragazze flirtano, si prendono in giro, discutono di uomini, e litigano. Durante la giornata, il frutteto diventa teatro di emozioni, un luogo dove transitano i sogni e le speranze di una generazione moderna più libera, accanto ad una più ancorata alle tradizioni.

Cast e Credits

con Fide Fdhili, Feten Fdhili, Ameni Fdhili, Samar Sifi, Leila Ouhebi

Costo

8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori)

Informazioni aggiuntive

Versione originale con sottotitoli in italiano

Critica

Esordio nel cinema di finzione per la regista franco-tunisina Erige Sehiri, il film è un pregevole spaccato di vita agricola dagli spiccati riflessi di analisi socio-culturale, tutta declinata al femminile. [...] Il frutteto diventa un luogo d'incontro e di scambio, dove si consuma il chiacchiericcio, si stuzzica il desiderio, e là dove il sole crea l'ombra va in scena la negoziazione di costumi in perenne cambiamento - tra i sessi, tra le generazioni, tra chi lavora e chi ha l'autorità della decisione. La struttura del film è leggera ed elastica, con qualche punto in comune con il successo recente dello spagnolo Alcarras (una poetica dell'estemporaneo che fa contrasto con la sacra ciclicità del mondo agricolo), ma è soprattutto debitrice verso il cinema di Abdellatif Kechiche, di cui riprende l'ossessione naturalistica e l'indipendenza dalla sceneggiatura in favore della creazione di situazioni in cui coltivare il lavoro degli attori.

Recensione di Tommaso Tocci