I figli degli altri

Rebecca Zlotowski
Francia
Rachel è una donna solare, che ama il suo lavoro di insegnante, i suoi amici, la famiglia, ha un buon rapporto con il suo ex e un nuovo amore, Alì, che la riempie di felicità. Quando il tempo è maturo perché cominci a conoscere e frequentare la bambina di Alì, Leila, Rachel si affeziona profondamente a lei, nonostante all'inizio farsi accettare non sia sempre facile. Desidererebbe anche avere un figlio con Alì, ma ha più di quarant'anni e le probabilità che rimanga incinta sono basse. Più i mesi passano, e la nuova configurazione familiare si fa quotidiana, più Rachel e Leila si legano l'una all'altra. Ma improvvisamente Alì non è più sicuro di quel che vuole...
con Virginie Efira, Roschdy Zem, Victor Lefebvre, Antonia Buresi, Yamée Couture
7€: ridotto 5.50€
Versione originale con sottotitoli in italiano
È un film molto delicato ed estremamente trasparente I figli degli altri. Forse anche perché la vicenda di Rachel racconta, in maniera un po’ camuffata, il rapporto d’amore della Zlotowski con quello che è stato per un periodo di tempo suo compagno di vita, il regista francese Jacques Audiard. Una vicenda personale quindi che però riesce a farsi universale e che ha il merito di mettere in luce con estrema onestà e gentilezza questioni femminili quasi innominabili, come appunto la maternità e il corpo femminile che cambia con l’avanzare dell’età, la distanza che sempre più si pone fra l'età biologica di una donna e quella sociale e ancora il pensiero, per alcune terrifico, di vivere una vita senza figli in un mondo che è anche e soprattutto un mondo di madri e di figli.
E poi questioni più prettamente legate all’oggi e ai cambiamenti nelle strutture sociali, come le famiglia allargata e tutte la complessità di relazioni e rapporti che da essa derivano. E la Zlotowski affronta tutto con amore, seguendo e come rassicurando la sua protagonista e chi guarda, raccontando con grande sensibilità e naturalezza una determinata e complessa fase della vita di una donna. Che poi le donne hanno a che fare intrinsecamente col senso profondo del cambiamento, con un ciclico crearsi e distruggersi interno, con la sensazione acuta del tempo che scorre. E se tutto ciò può mettere ansia, senso di panico, paura della fine, è proprio a uno Wiseman novantaduenne che la regista affida le parole risolutrici, e che rendono il film un film a suo modo curativo: ”La vita è lunga”.
Alice Catucci - Sentiriselvaggi.it