DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI - Rassegna Almodóvar

Pedro Almodóvar
Spagna
Pepa, doppiatrice cinematografica, viene abbandonata dal collega e amante Ivan. Da lui aspetta un bambino ed è pronta a dargli la caccia. Intanto la donna si trova a dover ospitare Candela, un’amica ricercata dalla polizia, mentre in casa sta per arrivare Lucia, l’ex moglie di Ivan, in cerca dell’uomo con l’intento di vendicarsi di lui.
con Carmen Maura, Antonio Banderas, Julieta Serrano, Rossy De Palma, Maria Barranco
8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori)
Versione originale con sottotitoli in italiano
Un Almodóvar interessato esclusivamente all'universo femminile trova il giusto punto di equilibrio nel proprio modo di fare cinema calibrando tutti gli elementi.
Alla base di questo film c'è il desiderio del regista di tornare a lavorare su "La voce umana" di Cocteau che aveva già messo sotto la lente d'ingrandimento in "La legge del desiderio". "Al contrario di Cocteau" afferma "non solo ho dato una voce a colui che è assente ma l'ho trasformato in una voce professionale. Quando ho finito di scrivere la sceneggiatura l'unica cosa che rimaneva di Cocteau (oltre agli elementi basilari: una donna sola, un telefono e una valigia) è ciò che lui non aveva scritto: le parole dell'amante assente." Appunto: la sceneggiatura che questa volta smette di procedere per accumulo talvolta meccanico ma costruisce una propria coerenza avendo alla base il piacere puro di fare cinema. Quel cinema che Pepa e Ivan doppiano consentendo loro di dirsi (a distanza perché ognuno registra separatamente) quelle parole che direttamente non riescono più a dirsi e che nella bocca di lui suonano false. Quel cinema che Almodóvar non riesce a non omaggiare in quella splendida sequenza in cui Pepa nella notte, seduta di fronte alla casa della rivale, si costruisce la propria "Finestra sul cortile". Forse perché è consapevole che, a partire da questo film in particolare (rifiutato da Cannes e premiato a Venezia) sarà lui a cominciare ad essere citato e omaggiato in opere altrui.
Recensione di Giancarlo Zappoli