Dancer in the Dark

Lars von Trier
Danimarca
La proiezione si svolge in Arena Stalloni (via Campo Samarotto, 10)
Il film, che vinse la Palma d'oro per il miglior film al 53º Festival di Cannes, costituisce l'ultimo capitolo della cosiddetta trilogia del cuore d'oro di Lars von Trier, dopo "Le onde del destino" (1996) e "Idioti" (1998).
Immigrata negli Stati Uniti dalla Cecoslovacchia, Selma lavora alacremente, senza badare alla stanchezza, per racimolare il denaro sufficiente a far operare agli occhi Gene, il figlio adolescente, affetto dalla sua stessa malattia ma questo è solo l’inizio…
Un omaggio al musical intriso di tutta la poetica di Von Trier in cui troviamo anche una straordinaria Catherine Deneuve che non può non rimandare a "Les Parapluies de Cherbourg" di Jacques Demy.
con Catherine Deneuve, David Morse, Björk, Peter Starnmare, Peter Stormare
Non si prendono prenotazioni. L'acquisto online non prevede riduzioni.
Informazioni:
0522.392137 (risposta in orario ufficio); 351.5485230 (attivo da un’ora prima dell’inizio della proiezione). I biglietti possono essere acquistati anche in Arena Stalloni presso la biglietteria (la biglietteria apre un’ora prima dell’inizio della proiezione). Tutte le informazioni su www.arenastalloni.it.
In caso di maltempo le proiezioni saranno annullate.
Versione originale con sottotitoli in italiano
Al suo settimo lungometraggio, Lars von Trier affronta un lavoro ricercatamente teorico sul musical, inteso come genere d'evasione per eccellenza, per parlare invero della capacità del cinema di portare la mente dello spettatore lontano dagli affanni. Sussultante macchina a mano che trova stabilità solo nei numeri musicali, il regista danese rivendica il diritto di ognuno a "sospendere l'incredulità", di gelare il grigiore della realtà con la fantasia e l'invenzione: del resto, qui, tutto è ricostruito, compresa quell'America anni Sessanta che avrà un ulteriore passaggio di stilizzazione nel successivo "Dogville", tutto è anti-realistico, si pensi alla fotografia desaturatissima dell'ottimo Robby Müller. Non ci sono dubbi che un tale esercizio esiga un pubblico capace di "ascoltare il proprio cuore", come fa Selma, di immergersi, senza distacco critico, in una serie di trappole melodrammatiche approntate con la solita sfrontatezza da un cineasta abituato agli eccessi.
Riflessione sul potere del cinema (o dell'arte in generale), quest'opera ricca di vitalità intellettuale non si dimentica di essere anche un musical in sé, forse un omaggio, sicuramente un'antologia dei differenti periodi del genere: a partire dal titolo, lo stesso di un numero di "Spettacolo di varietà" di Vincent Minnelli, si va da Busby Berkeley (Selma e Kathy vedono "Quarantaduesima strada" al cinema) a "Gli uomini preferiscono le bionde" (la sequenza del tribunale), dagli spazi aperti di "I've seen It all" che richiama "Sette spose per sette fratelli" alla modernità di un "Bob Fosse" (il numero in fabbrica) fino alla citazione vivente di "Joel Grey", il maestro di cerimonie di Cabaret, che interpreta il ballerino cecoslovacco Oldrich Novy [...].
Recensione di Marco Chiani