C'era una volta mia madre

Il toccante film di Ken Scott tratto dalla storia vera di una madre incredibile...
C'era una volta mia madre
Data:
04/12/2025; 05/12/2025; 06/12/2025; 07/12/2025; 08/12/2025
Orario:
21:00
Rassegna:
Prima visione
Regia:

Ken Scott

Anno:
2025
Origine:

Francia

Durata:
102'
Consigli per la visione:
T adatta a tutti

Orari di programmazione:

giovedì 4 dicembre ore 21

venerdì 5 dicembre ore 21

sabato 6 dicembre ore 19

domenica 7 dicembre ore 16.30 e 18.30

lunedì 8 dicembre ore 16.30 e 18.30

Nel 1963, l’eccentrica, irresistibile e generosa Esther (Leïla Bekhti) dà alla luce Roland. Il piccolo nasce con un piede torto che gli impedisce di stare in piedi. Contro il parere di tutti, Esther gli promette che camminerà come gli altri e che avrà una vita favolosa. Da quel momento in poi, questa madre inarrestabile non smetterà mai di fare tutto il possibile per mantenere la sua promessa. Dal romanzo autobiografico di Roland Perez, un ritratto divertente, tenero e travolgente di una donna incredibilmente autentica e fuori dagli schemi. Nel cast di altissimo livello Jonathan Cohen, Naïm Naji e Sylvie Vartan nel ruolo di se stessa.

Cast e Credits

con Leïla Bekhti, Jonathan Cohen, Josephine Japy, Sylvie Vartan, Jeanne Balibar, Lionel Dray, Anne Le Ny, Milo Machado-Graner, David Ayala, Naël Rabia

Costo

Giovedì: ingresso unico a 5.50€

8€ intero; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori). Riduzioni valide dal lunedì al venerdì.

I biglietti possono essere acquistati: 

Alla cassa del Cinema Rosebud in prevendita nei giorni precedenti la proiezione d'interesse e in ogni caso fino all'inizio della proiezione stessa (la cassa apre sempre 30 minuti prima, e chiude sempre 30 minuti dopo, l'inizio di ciascun film). Poiché gli orari di apertura variano in base alla programmazione, si consiglia di consultarla per informazioni sull'orario di apertura della cassa. I posti non sono assegnati;

ONLINE al link di seguito indicato. L'acquisto online prevede una maggiorazione di 0,50€ sul prezzo del biglietto (non si applicano riduzioni). I biglietti acquistati online non possono essere modificati, annullati o rimborsati. È possibile acquistare i biglietti online fino a un’ora prima dell'inizio della proiezione. I posti non sono assegnati. Se il titolo d'interesse non risulta ancora disponibile per l'acquisto online, si invita a consultare il sito nei prossimi giorni.  

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Critica

La storia è quella del vero Roland Perez, avvocato e giornalista radiotelevisivo francese: la sua autobiografia pubblicata nel 2021 ha lo stesso titolo del film nella versione originale, "Ma mère, Dieu et Sylvie Vartan".

I tre protagonisti del libro - la madre Esther, il dio della tradizione ebraica (Perez viene da una famiglia di ebrei marocchini) e Sylvie Vartan, stella della musica pop francese nei primi anni '60 - sono gli stessi del film, con naturalmente in più l'io narrante dell'autore, da adulto interpretato dal celebre attore francese Jonathan Cohen.

La madre è l'oggetto costante dei pensieri del figlio (la cornice del racconto è data proprio dall'inizio del suo lavoro di scrittura autobiografica) e il centro piuttosto ingombrante della sua vita. Nella prima parte la vulcanica Esther (a cui Leïla Bekhti offre anche da anziana la sua presenza energica) domina ogni immagine e accompagna col suo fare travolgente il tono da commedia scherzosa del film, evidente sia nel ritmo del montaggio (aiutato dal ricorso continuo a canzoni d'epoca) sia nelle atmosfere palesemente artificiose. Il piccolo Roland non prende quasi mai voce ed è una pura emanazione della madre, quasi il film sposasse un po' ambiguamente il netto diniego dell'handicap da parte della donna.

Seguendo la tenace e un po' ottusa battaglia di Esther (che vuole l'emancipazione del figlio in quanto lotta identitaria e non come conquista di un diritto, tant'è che rifiuta di mandarlo a scuola scontrandosi per questo con l'assistente sociale interpretata da Jeanne Balibar), il film abbraccia il modello narrativo della donna sola contro tutti (in particolare contro medici e intellettuali), finendo per esaltare la figura di una guaritrice (Anne Le Ny) che rifiuta di farsi chiamare dottoressa ma che cura il figlio... [...].

Recensione di Roberto Manassero