Annie Ernaux - I miei anni Super 8

La scrittrice francese Annie Ernaux, Premio Nobel 2022 per la Letteratura, ci apre il baule dei ricordi, tirando fuori video amatoriali girati tra il 1972 e il 1981.
Annie Ernaux - I miei anni Super 8
Data:
09/01/2023
Orario:
21:00
Rassegna:
Gli invisibili
Regia:

Annie Ernaux, David Ernaux-Briot

Anno:
2022
Origine:

Francia

Durata:
61'

Nel 1972 Annie Ernaux e suo marito Philippe, rispettivamente insegnante (non ancora scrittrice) e segretario comunale, vivono ad Annecy, hanno più o meno trent'anni e due figli di sette e tre, Eric e David. Quando acquistano una cinepresa Super 8, tra le novità tecnologiche portatili di quegli anni, a filmare è quasi sempre Philippe. Dopo la separazione tra i due, nei primi anni '80, quelle immagini rimangono a lungo non viste, finché non vengono riportate alla luce dal figlio David. Si tratta di istantanee di vita familiare, ricorrenze, escursioni all'aperto e di alcuni viaggi compiuti dai quattro tra il 1972 e il 1981: Cile, Marocco, Albania, Inghilterra, Corsica, Spagna, Portogallo, Russia. Il figlio David (1968) ne immagina un nuovo assemblaggio, se pure osservando l'ordine cronologico e propone alla madre di apporre ad esse un commento critico, antidescrittivo, da incidere con la propria voce narrante.

Cast e Credits

con Annie Ernaux

Costo

7€; 5.50 € ridotto

Informazioni aggiuntive

Versione originale con sottotitoli in italiano

Critica

L'elemento più evidente e immediato di Annie Ernaux - I miei anni Super 8 è il potere evocativo della patina materica del supporto fisico. La pellicola cattura e restituisce la temperatura di un mondo analogico, non ancora assuefatto all'onnipresenza degli obiettivi: nei primi minuti di ripresa sono palpabili la sorpresa e l'imbarazzo nelle espressioni di chi è inquadrato. E poi l'impronta stilistica (lo stile di vita, l'abbigliamento, gli arredi, i mezzi di trasporto...) di un decennio, gli anni '70, tuttora fonte generosa di ispirazione.

Ma subito la nostalgia per un'era non completamente tracciabile lascia il posto al senso profondo delle riflessioni dell'autrice, in quel periodo al lavoro, di nascosto dai familiari, alle sue prime prove narrative ("Gli armadi vuoti" verrà pubblicato da Gallimard nel '74). La convenzionalità delle situazioni riprese - festeggiamenti di compleanno, scarto dei regali a Natale, attività sportive, pranzi in famiglia, passeggiate all'aperto - non disturba ma anzi in alcuni momenti esalta la riflessione ex post su ruoli di genere, rapporti di classe e una sorta di tradimento di quella d'origine, la presa di consapevolezza femminile attraverso la scrittura come strumento di emancipazione.

Recensione di Raffaella Giancristofaro