Roma città aperta

Data:
02/09/2025
Orario:
22:00

Regia: Roberto Rossellini (Italia, 1945) 103’

Scuola secondaria di secondo grado


Durante i nove mesi dell’occupazione nazista di Roma, la polizia tedesca è sulle tracce di un ingegnere che è a capo di un movimento della resistenza. Il giovanotto sfuggito in tempo alla perquisizione nel suo appartamento, trova rifugio nella casa di un parroco della periferia, benemerito della lotta contro l’oppressore. Ma la delazione di un’attricetta che ebbe una relazione con l’ingegnere, attratta dal miraggio di lauti guadagni, porta all’arresto dell’ingegnere e del parroco. Sottoposti a crudeli sevizie perché rivelino i nomi dei loro compagni, i due resistono eroicamente e, mentre il giovane perde la vita sotto i ferri di tortura, il prete, contro il quale si sfoga inutilmente la bestiale ira dei poliziotti, viene condannato alla fucilazione.

Film emblematico in molti sensi, Roma, città aperta delimita e al tempo stesso supera i confini del cinema. “Dentro” il cinema, è l’opera che apre la nuova stagione cui fu dato il nome di neorealismo. “Fuori” del cinema, fissa la svolta della storia italiana con cui si esaurisce l’esperienza fascista. Ha scritto uno storico marxista: “Chi voglia rendersi conto di quale fosse lo spirito dell’Italia della Resistenza pensi ai film di Roberto Rossellini, che inaugurarono la storia del neorealismo italiano, da Roma, città aperta a Paisà. Di questo spirito essi sono rappresentativi non solo perché molti dei loro personaggi sono uomini e donne della Resistenza (...) ma soprattutto per il tentativo in cui essi pienamente riuscirono di fornire dell’Italia e del suo popolo una immagine autentica e viva, per il rifiuto di ogni retorica consolatrice e di ogni recriminazione, per la serietà del loro impegno e della loro scabra passione” (Giuliano Procacci, Storia degli Italiani, vol. II, Bari 1968). In realtà Roma, città aperta più che fornire dell’Italia e del suo popolo “un’immagine autentica e viva”, ne fornì una fortemente connotata in senso positivo. Perché ciò andasse fatto, e con quale linguaggio, è il problema fondamentale (cinematografico, ma anche politico e storico) che Roberto Rossellini (Roma, 8 maggio 1906 - ivi, 3 giugno 1977) si trovò ad affrontare quando – dopo avere girato quattro film nel corso della guerra, uniformandosi per i primi tre alle esigenze di un enfatico nazionalismo – ebbe tra le mani un soggetto sulla vicenda di un prete ammazzato dai nazisti durante l’occupazione della capitale. Roma era stata liberata da poco (giugno 1944). Da una storia lineare si passò, per successive aggiunte, alla complessità di un affresco. [...]
Fernaldo Di Giammatteo, 100 film da salvare, 1978