Pride

Data:
02/09/2025
Orario:
22:00

Regia: Matthew Warchus (Gran Bretagn, 2014) 120’

Scuola secondaria di secondo grado

Inghilterra, estate 1984. Margaret Thatcher è al potere e i minatori sono in sciopero. Al Gay Pride di Londra, un gruppo di attivisti omosessuali organizza una raccolta di fondi per aiutare le famiglie dei minatori sciopero. L'Unione Nazionale dei Minatori sembra imbarazzata dal loro aiuto, ma il gruppo di attivisti non si scoraggia. Decidono, infatti, di incontrare i minatori e a bordo di un minibus si recano in Galles per consegnare di persona la loro donazione in persona. Avrà così inizio lo stravagante sodalizio tra due comunità sino a quel momento sconosciute l'una all'altra, unite per combattere la stessa causa.
Ci sono pezzi musicali che sapienti produttori progettano a tavolino, dosando gli ingredienti giusti affinché diventino quei tormentoni che ci si piazzano in testa per non mollarci più: ci piacciano o meno. Ecco, Pride è il perfetto corrispettivo cinematografico di quella roba lì: un film perfettamente pianificato per diventare quello che gli anglosassoni chiamano crowd pleaser, un prodotto cosparso di dolcificanti, coloranti e aromi sintetici che non può che stimolare (chimicamente) reazioni ben precise esattamente laddove desiderato. E non c'è resistenza che tenga. Nel raccontare l'avventura di uno sparuto gruppo di attivisti omosessuali intestarditisi nel voler dare supporto morale e finanziario alla protesta di una comunità di minatori del Galles, negli anni dello scontro frontale di entrambe le categorie con Maggie Thatcher, il regista Matthew Warchus e l'esordiente sceneggiatore Stephen Beresford sapevano benissimo di avere molto dalla loro: una tavolozza completa di temi, personaggi e situazioni dal sicuro impatto, uniti alla forza proveniente dalla spinta progressista etico-politica della "storia vera" e alla possibilità di lavorare su di uno snodo storico di grande rilevanza per la storia e la cultura inglese e del movimento omosessuale, complice l'emergere e l'avanzata dell'AIDS. I due non hanno dovuto fare altro che suonare le note giuste al
momento giusto, in maniera sicuramente prevedibile e un po' meccanica, ma di scontata quanto certa riuscita emozionale, alternando con discreta agilità l'esaltazione al dramma, la risata all'indignazione.
Oltre a un certo schematismo, è di sicuro la retorica il nemico numero uno di operazioni come quella di Pride: ma va riconosciuto che il film è in grado di essere molto trattenuto, evitando le trappole più comuni e gli eccessi di patetismo. Merito, anche, della classe di interpreti come Imelda Staunton, Bill Nighy, Paddy Considine e perfino Dominic West. Che allora si esca ringalluzziti e rassicurati, da un feel good movie come quello di Warchus, che associa Billy Elliot a Grazie, signora Thatcher, è del tutto normale. Così come lo è che la sensazione svanisca, impalpabile, dopo qualche manciata di minuti.
Federico Gironi, Cinefoum n. 535,  6/2014