Noi siamo infinito
Regia: Stephen Chbosky (Usa, 2012) 103’
Mercoledì 23 e giovedì 24 ottobre ore 9.00
Scuola secondaria di secondo grado
gratuito su prenotazione
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Pittsburg, 1991. Il quindicenne Charlie è un outsider simpatico e ingenuo che sta cercando di riprendersi dallo scioccante suicidio del suo migliore amico Michael e, allo stesso tempo, di capire quale sia il proprio posto nel mondo. Per questo, il suo ingresso nell’universo delle scuole superiori si rivela tutt’altro che semplice, soprattutto per lui che è molto intelligente, ma allo stesso tempo troppo timido e insicuro. Sarà l’incontro con due carismatici ragazzi dell’ultimo anno – la bella Sam e il suo impavido fratellastro Patrick – che aiuterà Charlie ad affrontare le gioie e le avversità del diventare adulti: i due, infatti, lo prenderanno sotto la loro ala protettrice, facendogli conoscere nuovi amici, il primo amore, il primo bacio e le prime feste. Tuttavia, i fantasmi del passato di Charlie ogni tanto si riaffacciano prepotentemente e quando giunge il termine dell’anno scolastico il suo equilibrio si fa sempre più precario...
Al centro della storia, tre ragazzi diversamente disadattati: Charlie (Lerman), con forti problemi di socializzazione derivati da uno choc infantile, che viene “adottato” dai coetanei Sam (Watson), estroversa, precoce e anticonvenzionale, e Patrick (Miller), gay sfacciato e senza peli sulla lingua. Il loro diventare adulti insieme – tra genitori assenti, ambiente scolastico opprimente, ipocrisie varie – passa attraverso una (ri)messa in scena teatrale di The Rocky Horror Picture Show e una corsa in macchina ascoltando Heroes, pezzo sconosciuto a Logan, che dopo averlo ascoltato si sente per la prima volta più libero. (...) E (...) l’omaggio agli immortali versi bowiani “and the shame/was on the other side” non avrebbe potuto essere meglio tributato.
Raffaella Giancristoforo, rollingstonemagazine.it
All’inizio pensi di essere capitato nell’ennesima teen-comedy americana, col ragazzo un po’ introverso e sfigato che comincia il liceo, subito preso di mira dai bulli della scuola. Presto, però avviene l’incontro di Charlie con una coppia che gli cambierà la vita: la graziosa Sam e il suo fratellastro Patrick, gay esibizionista e sensibile. I due lo introducono in ambienti alternativi, lo portano a spasso in auto sulle note di David Bowie, lo fanno partecipare a una messa in scena teatrale di The Rocky Horror Picture Show. Come usava davvero negli anni Settanta. Perché la storia di Charlie & Co. è ambientata proprio in quel decennio (e ormai fa quasi strano vedere teenager senza iPod o telefonini), con una dose di nostalgia ma non del tipo troppo invadente. Adattamento di un best-seller scritto, in forma epistolare, dallo stesso regista, il film è una delle migliori commedie sulle difficoltà identitarie e sessuali degli adolescenti realizzate da parecchio tempo a questa parte. Ottima partenza per la carriera adulta di Emma Watson, dopo la Hermione della serie Harry Potter.
Roberto Nepoti, La Repubblica, 14/2/2013
Charlie Kelmeckis è un nerd che legge tanto e parla poco. Sguardo triste, due dolori, due perdite scavano dietro quel sorriso dolce di chi forse non sa aprirsi alla vita, ma ci prova con tutte le sue forze. Charlie è intelligente, ma la sua testa, a volte, vaga. Forse per non tornare dov’è stata. Charlie è soprattutto un adolescente, uno che sta vivendo un’età in cui tutto è drammatico ed entusiasmante. Soprattutto se davvero hai una tragedia che ti cova dentro mentre stai vivendo qualcosa di meraviglioso.
Della prima, non vi diremo. Potreste saperla solo se aveste letto “The Perks of Being a Wallflower”, romanzo cult oltreoceano uscito nel 1999 a firma di Stephen Chbosky. Struggente racconto epistolare di un anno vissuto pericolosamente che diventa tredici anni dopo un film. E a dirigerlo è quello scrittore che sapeva far vibrare ogni corda, dell’animo e musicale, dei suoi lettori. Risultato: un gioiello, un film che aderisce a tutti e cinque i sensi, perché ti porta, se sei stato Charlie, al profumo della tappezzeria delle feste come a quello del tuo primo amore, alla vista terribile e straordinaria di quella scuola che è tutta contro di te, al gusto che hanno le prime esperienze, anche e soprattutto quelle proibite. All’ascolto della tua musica (da Bowie agli Smiths), quella che tu, ragazzo nato negli anni ‘70 hai riunito o regalato nelle compilation su audiocassetta, perché eri costretto a scegliere, selezionare, amare non avendo la playlist infinita e troppo facile di un iPod. E aderisce al tatto: perché un tappeto può essere troppo soffice in certe serate. E se sei fortunato, in un tunnel, tutto questo si riassume in pochi, indimenticabili secondi di una canzone che dovrete indovinare senza Shazam. E che è la hit della colonna sonora della vita di questo ragazzo, uno che lega la sua vita precedente e quella attuale con un vinile dei Beatles. Uno giusto, insomma. (...) Noi siamo infinito è un film d’amore, nel senso più nobile del termine. Di quanto possa far male se dato nel modo sbagliato, di come possa unire anime gemelle e affinità elettive altrimenti destinate a rimanere divise, di quante forme abbia e soprattutto, come dice il prof di Charlie, un Paul Rudd come sempre perfetto anche in un piccolo ruolo, sul fatto che “accettiamo l’amore che pensiamo e crediamo di meritare”. E se sei come Charlie, è sempre troppo poco. Se sei come lui, vivi pensando che lo meritino solo quelli che ami. Ma non il tuo. E quando cerchi di prendertelo o di dare quel sentimento puro (e duro) a qualcuno, lo fai ferendo qualcuno. Perché non sei abituato, perché non sai come essere felice.
Boris Sollazzo, mymovies.it