Nebbia in agosto
Regia: Kai Wessel (Germania, 2017) 126'
Scuola secondaria di secondo grado
Germania del Sud, inizio anni Quaranta. Ernst è un ragazzino orfano di madre, molto intelligente ma disadattato. Le case e i riformatori nei quali ha vissuto l'hanno giudicato "ineducabile", ed è stato confinato in un'unità psichiatrica a causa della sua natura ribelle. Qui però si accorge che alcuni internati vengono uccisi sotto la supervisione del dottor Veithausen. Ernst decide quindi di opporre resistenza, aiutando gli altri pazienti, e pianificando una fuga insieme a Nandl, il suo primo amore. Ma Ernst è in realtà in grave pericolo, perché è la dirigenza stessa della clinica a decidere se i bambini debbano vivere o morire...Non era facile raccontare una storia tanto piena di insopportabile crudeltà su degli innocenti, ma il regista Kai Wessel ci è riuscito tenendo a freno retorica e commozione, e dipingendo la clinica degli orrori di Irsee in una luce sinistramente familiare. Faltlhauser, così come l'infermiera che durante il processo di Norimberga ammise di aver ucciso 210 bambini, non vengono descritti secondo lo stereotipo del mostro nazista, ma come individui "normali", convinti di fare il bene della società. Ed è in questo modo che Nebbia in agosto non ci ricorda solo la terribile banalità del male, ma propone anche una riflessione quantomai attuale sui pericoli della manomissione della natura da parte dell'uomo e delle sue tecnologie.
Marco Scognamiglio, il Venerdì di Repubblica, 6/1/2017