Gioventù bruciata
Regia: Nicholas Ray (Usa, 1955) 111’. VM 16
Scuola secondaria di secondo grado ultimo biennio
Il diciassettenne Jim Stark viene arrestato per ubriachezza molesta e, quando i genitori e la nonna vengono a prelevarlo nella locale stazione di polizia, l'agente Ray Fremick della sezione minorile comprende le ragioni del comportamento del ragazzo, recentemente trasferitosi in città a seguito di un evento violento occorsogli in precedenza, e della sua incomunicabilità con i genitori.Jim conosce Judy, una ragazza vicina di casa che ha un rapporto difficile col padre e che ha intravisto alla stazione di polizia, fermata a seguito di una rissa dove sono stati coinvolti i suoi amici, una piccola banda il cui capo è Buzz, e in seguito incontra Plato, un giovane lasciato solo dai genitori che lo mitizza immediatamente.Dopo che la banda ha bucato una gomma dell’auto di Jim di fronte alla scuola, Buzz lo invita a partecipare ad una prova di coraggio: la cosiddetta chicken run, che consiste nel lanciarsi a forte velocità a bordo di una macchina e gettarsi fuori prima che questa precipiti nello strapiombo sul mare. Jim decide di partecipare alla prova che tuttavia si risolve tragicamente con la morte di Buzz.Jim sceglie, a dispetto del parere dei genitori, di parlare con l'agente Fremick; gli amici di Buzz, convocati dalla polizia, lo vedono entrare nella stazione e si mettono alla sua ricerca...
Rebel without a Cause è una delle cose più belle del cinema americano degli anni cinquanta. Ha letto le ossessioni di una generazione, con qualche anno di anticipo. L'immaginario cinematografico aveva sfruttato in molte occasioni la figura del giovane ribelle. Per lo stesso Ray questo personaggio non costituiva una novità: il suo ragazzo-bandito Bowie e il suo assassino faccia d'angelo Nick Romano, ragazzi cresciuti nella miseria e spinti alla violenza dall'infelicità sociale, ne sono
la prova. Ma ecco la differenza – la ribellione di James è, apparentemente, priva di giustificazioni, proprio « without a cause » (il titolo deve far i conti col moralismo della Hollywood anni cinquanta). Jimmy Stark è un ragazzo ricco. Alle spalle ha un'infanzia serena. È figlio unico. I genitori lo hanno circondato – e lo circondano – di ogni attenzione. Che cosa, dunque, lo spinge a diventare un rebel? Ci sono due risposte: la prima è di ordine sociologico ed implica una certa analisi della società americana di quel periodo; la seconda è di ordine filosofico e riguarda più direttamente la poetica rayana.
La felicità della classe media, negli anni cinquanta, era uno dei pilastri psicologici dell'America. Contraddirla era come bestemmiare (da tale punto di vista il film altro non era che una bestemmia, seppur raddolcita dal «without a cause» del titolo) . Questa felicità risiedeva nella cultura del benessere e nell'esaltazione calvinista della produttività del lavoro umano, una religione positiva che faceva tutt'uno col moralismo capitalista ed era esaltata anche dal clima della caccia alle streghe.
La generazione che negli anni cinquanta compiva i suoi cinquant'anni aveva conosciuto in età già adulta i disagi della guerra e ora sognava un'America simile a quella dell'anteguerra, isolata dal resto del mondo come per evitarne il contagio (il pericolo rosso era solo il più appariscente dei rischi, ma ce n'erano molti altri, a cominciare dall'inarrestabile corrente dell'immigrazione). Era una generazione gelosa della sua piccola felicità. La generazione successiva provò una sorta di disprezzo verso queste volgari ambizioni: aveva vissuto la guerra in condizioni diverse, i suoi fantasmi li aveva confusi con le fantasie infantili, subendo però in molti casi il trauma dell'assenza di uno dei genitori. Non poteva nutrire nostalgie verso un passato che non aveva conosciuto e sentiva di non potere aderire alle aspirazioni dei padri, a questa richiesta di felicità nell'abbondanza.
La frattura tra le generazioni era probabilmente diffusa in ogni strato della società, ma si manifestava con maggior evidenza nella classe media che, più degli altri ceti, tendeva a dare un'immagine definita di sé (...). Nel decennio successivo questa specie di insoddisfazione strisciante esploderà in un vastissimo movimento d'opinione che, partendo dal college – luogo dove si formano i rampolli della borghesia danarosa – si estenderà a tutta la società americana.
Stefano Masi, Nicholas Ray, Il Castoro cinema, 5-6/1983