12 anni schiavo

Data:
02/09/2025
Orario:
22:00
Durata:
110

Regia: Steve McQueen (Usa, 2013) 134’

Scuola secondaria di secondo grado



Nel 1841, Solomon Northrup – un nero nato libero nel nord dello stato di New York – viene rapito e portato in una piantagione di cotone in Louisiana, dove è obbligato a lavorare in schiavitù per dodici anni sperimentando sulla propria pelle la feroce crudeltà del perfido mercante di schiavi Edwin Epps. Allo stesso tempo, però, gesti di inaspettata gentilezza gli permetteranno di trovare la forza di sopravvivere e di non perdere la sua dignità fino all’incontro con Bass, un abolizionista canadese, che lo aiuterà a tornare un uomo libero.

Per dodici anni Salomon passa di mano in mano, senza poter comunicare con nessuno e tantomeno provare la sua identità. Come tutti i suoi compagni di sventura, anche se sa leggere e scrivere (ma guai a farsi scoprire), viene venduto, battuto, frustato fino all’abominio, seviziato e umiliato in ogni possibile modo. Senza mai perdere la sua doppia prospettiva di vittima e testimone. Testimone di quegli orrori che racconterà in un libro di grande risonanza destinato a uscire nel 1853, un anno dopo La capanna dello zio Tom, e ora riscoperto grazie al film (...). Benché ridotto in condizioni bestiali, Solomon infatti non si limita a patire ma sa, capisce, elabora, riflette. Insomma è il ponte ideale fra quella massa bruta e oggi quasi inconoscibile di atrocità e violenza che fu lo schiavismo, e noi, con la nostra sensibilità moderna. In apertura lo vediamo tentare disperatamente di scrivere usando succo di mora come inchiostro. In un altro grande momento, una delle sue lettere brucia a lungo, dolorosamente, con lentezza quasi ipnotica. Metafora naturale quanto potente di tutto ciò che McQueen si affanna a descrivere e raccontare. [...] Eppure McQueen, inarrivabile narratore del corpo (del martirio), risulta molto meno incisivo quando deve orchestrare un racconto più ampio e ricco di ambienti, personaggi, psicologie. Si capisce che l’America, così vergognosamente in ritardo sul tema, anche al cinema, si inginocchi davanti a un film comunque nobile e destinato a fare data.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 20/2/2014