LA GRANDE ABBUFFATA

Marco Ferreri
Italia
Quattro maschi borghesi, Marcello (Mastroianni) pilota d’aerei, Ugo (Tognazzi) chef, Philippe (Noiret) uomo di legge, Michel (Piccoli) regista televisivo, decidono di finire i loro giorni in una sorta di esilio volontario in una villa alle porte di Parigi, all’insegna degli eccessi. Moriranno saziando gli istinti primari di cibo e sesso. Affresco allegorico a tinte forti dell’autodistruzione implicita nel consumismo e nella coazione a ripetere capitalistica.
M. Ferreri, come scriveva L. Miccichè, è sicuramente “una personalità tra le più solitarie e inafferrabili del cinema italiano post-neorealismo. Proprio per questo ne è una delle più rilevanti”.
con Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, Andréa Ferréol
8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori). Riduzioni valide dal lunedì al venerdì.
Vietato ai minori di 14 anni.
17 maggio 1973. Al Festival di Cannes viene presentato, con tanto di montée des marches, La Grande bouffe (si tratta di una coproduzione italo francese). Al termine della proiezione Ferreri e gli attori verranno subissati di fischi e di insulti. Ci sarà chi arriverà ad accusarlo di assassinio della lingua francese e della sua tradizione letteraria. Pressoché unici a difenderlo sono i "Cahiers du cinéma" che lo considerano come l'opera di chiusura di una trilogia che ha avuto come suoi predecessori sul piano della provocazione intellettuale e sociale Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e La maman et la putain di Jean Eustache.
Si può dire che Ferreri ha ottenuto l'esito atteso. La sua è infatti una critica feroce alla borghesia. Nato probabilmente come prima idea nel corso delle cene organizzate da Ugo Tognazzi, a cui il regista partecipava definendo le portate pantagrueliche come un suicidio, il film si presenta come un ritratto grottesco di esponenti di una classe sociale destinata all'autoeliminazione consapevole [...].
Recensione di Giancarlo Zappoli.