Gli ultimi giorni dell'umanità

Enrico Ghezzi, Alessandro Gagliardo
Italia
Per chi ama il cinema in Italia, Enrico Ghezzi è tra i creatori di Fuori orario. Cose (mai) viste (introdotta dalle sue riflessioni fuori-sincrono) e Schegge. Come non amare chi ti ha fatto conoscere Jean Vigo, Manoel de Oliveira, Ousmane Sembène, Abbas Kiarostami, Elia Suleiman, Zhang Yimou solo per fare solo qualche nome…..“Per me il cinema è una piccola macchinetta che mette in gioco tutte le questioni fondamentali. Innanzitutto il tuo rapporto col mondo”, ha dichiarato Ghezzi. Dare un senso a questo fiume di immagini non è necessario. Gli ultimi giorni dell’umanità è nient’altro che la testimonianza dell’unicità del linguaggio dell’immagine in movimento. L’unico modo per fruire questo film è lasciarsi sopraffare dalla potenza di questi immagini. Prendere o lasciare.
Il film sarà presentato da Andrea Peraro (Cineteca di Bologna)
8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori)
Il panorama delle vicende umane incontra l'uomo con la macchina da presa. Il suo campo da gioco non ha confini, la sua curiosità non ha misura. Personaggi, situazioni e luoghi si accampano nel vissuto di un'umanità che è al contempo colei che vede e la cosa vista. Ma cosa sono gli ultimi giorni di questa umanità?
Così inizia la presentazione di questa opera di Ghezzi e Gagliardo ed è necessario riproporla senza mutare una virgola perché meglio non si potrebbe fare per sintetizzare ciò che viene proposto ai nostri sensi nelle quasi tre ore di visione/immersione.
Enrico Ghezzi è stato ed è il sovrintendente di una Biblioteca di Alessandria dell'immaginario che ha permesso a chi vi accedeva di incontrarlo e, attraverso di lui, conoscere patrimoni, cinematografici e non, fino ad allora rimasti sepolti o perduti in un colpevole oblio. Una volta ha dichiarato: «Io sono sempre stato solo un riautore, rimettendo in gioco tutto. Le cose non si fanno, ma si rifanno».
In questo Gli ultimi giorni dell'umanità offre, a chi è disposto a lasciarsi andare privo di remore e di pre-giudizi pseudoformali, un'esperienza che coinvolge un'indescrivibile (proprio perché non va 'descritta') varietà significante di soluzioni di montaggio e di intersezione. Ognuno può ritrovarci, con la propria cultura e conoscenza, elementi noti e, al contempo, rivisitati perché contestualizzati in modo tale da perdere talvolta il loro senso originario per acquisirne uno del tutto nuovo. Oppure vedendo con uno sguardo diverso dettato dallo scorrere del tempo (diverso per ognuno di noi) come dice... (spetta a chi guarda riconoscerlo).
Ghezzi, come faceva in "Fuori orario" si cita e si mette in scena come nostro tramite nei confronti di quella materia magmatica (si vedano le eruzioni vulcaniche) che è l'immagine, sia essa cinematografica o di natura diversa. Ce ne fa percepire i mutamenti e le evoluzioni partecipandoci questa sensazione: "Ho avvertito di essere traversato da tutti i linguaggi. Di essere come la curvatura di questi linguaggi. Quindi di essere io memoria di qualcuno. Non so...essere io la memoria." [...].
Recensione di Giancarlo Zappoli